Come per il virus B, la trasmissione del virus dell’epatite C è parenterale, cioè non avviene per via orale ma solo mediante il contatto tra il sangue o altri fluidi biologici della persona infetta e quelli del ricevente. Quindi, oltre che per trasmissione materno-fetale, avviene ad esempio per l’utilizzo della stessa siringa da parte di più persone o, più raramente, durante un rapporto sessuale.
Esistono 6 principali genotipi del virus dell’epatite C. Il genotipo 1 è il più comune in quanto determina il 70-80% dei casi di epatite C cronica.
L’epatite C Acuta
L’epatite acuta C presenta un quadro simile a quello delle altre epatiti acute, con malessere generale, febbre, nausea, subittero e talora ittero franco con emissione di urine ipercromiche (color marsala) e feci ipocoliche (chiare). Cronicizza però in circa il 75% dei pazienti. Come per le altre epatiti acute, è consigliabile il ricovero ospedaliero per uno stretto monitoraggio clinico e laboratoristico.
Quando l’epatite C cronicizza: I sintomi
Per convenzione un’epatite viene definita cronica quando persiste oltre 6 mesi.
I sintomi dell’epatite cronica C sono assenti o lievi ed aspecifici, per cui è importante uno screening massivo della popolazione per identificare i soggetti che sono venuti a contatto con il virus. In caso di positività del test di routine (HCV-Ab) è necessario dosare l’HCV-RNA per differenziare un’infezione in atto da una pregressa.
Le complicanze della cronicizzazione
L’epatite C cronica è una malattia sistemica, cioè non confinata al fegato. Infatti può associarsi a manifestazioni extra-epatiche cutanee (es. lichen planus e vasculite mucocutanea), renali (glomerulonefrite) e soprattutto alla crioglobulinemia mista, che si manifesta con porpora agli arti inferiori.
Comunque le complicanze più severe dell’epatite cronica C non trattata sono la cirrosi epatica (nel 20-30% dei pazienti, in genere dopo decenni) ed il carcinoma epatocellulare che, a differenza dell’epatite B, compare quasi esclusivamente nelle forme cirrotiche.
Come si fa la diagnosi dell’epatite C
In presenza di un incremento degli enzimi epatici nel sangue, la diagnosi viene confermata dalla positività degli anticorpi anti-epatite C e dell’HCV-RNA.
In considerazione del notevole avanzamento delle tecniche di imaging, oggi la biopsia epatica è riservata a casi selezionati che necessitano un approfondimento diagnostico, ad esempio per mancata risposta alle terapie. Inoltre per la stadiazione della fibrosi epatica la biopsia sta venendo progressivamente sostituita da procedure diagnostiche non invasive (es. elastografia con ultrasuoni e marcatori sierici di fibrosi).
Epatite C cronica: L’importanza dello screening per Epatocarcinoma
I pazienti con epatite cronica C e un grado di cirrosi o fibrosi avanzato devono essere sottoposti a screening ogni 6 mesi per la diagnosi precoce di carcinoma epatocellulare mediante l’ecografia addominale e la titolazione dell’alfa-fetoproteina sierica.
Come si cura l’epatite C: Gli antivirali diretti
Fino al 2013 tutti i pazienti erano trattati con interferone alfa più ribavirina, con effetti collaterali non trascurabili, lunghe durate di terapia (dai 6 ai 18 mesi) e con percentuali di successo piuttosto basse (dal 10 al 30%). Perciò l’avvento degli antivirali diretti (DAAs) è stata una vera rivoluzione nel campo dell’epatologia: questi farmaci vengono assunti per bocca e per brevi periodi (8-12 settimane), presentano un ottimo profilo di tollerabilità e soprattutto portano alla guarigione oltre il 95% dei pazienti.
Le estese campagne di screening e trattamento degli ultimi anni hanno ridotto drasticamente il numero di pazienti con cirrosi epatica. Basti ricordare che prima del 2013 il 70% dei trapianti di fegato veniva effettuato in pazienti con cirrosi epatica da virus C avanzata o complicata, e la reinfezione del fegato trapiantato era pressoché la regola, con ovvie ricadute sulla sopravvivenza post-trapianto.
Dopo l’avvento dei DAAs questa percentuale si è notevolmente ridotta e addirittura molti pazienti in lista di attesa per il trapianto ne sono stati esclusi per il netto miglioramento del quadro clinico dopo l’eradicazione dell’infezione. Inoltre, poiché i tassi di risposta virologica sostenuta sono così alti, il trapianto di organi positivi all’epatite C viene effettuato sempre di più, espandendo così il bacino di potenziali donatori.