
L’incidenza dell’infezione da virus dell’epatite B si è notevolmente ridotta nei Paesi industrializzati dopo la scoperta del vaccino, che in Italia è stato introdotto nel 1986 e dai primi anni ’90 è obbligatorio in tutti i neonati e fortemente consigliato negli adulti a rischio (es. immunodepressi, affetti da patologie croniche debilitanti, personale sanitario, forze dell’ordine, persone che si recano i Paesi con alta endemia del virus, soggetti che fanno uso di droghe per via endovenosa ed omosessuali maschi).
Come si trasmette il virus dell’epatite B
La trasmissione del virus B è parenterale, cioè non avviene per via orale ma solo mediante il contatto tra il sangue o altri fluidi biologici della persona infetta e quello del ricevente. Quindi, oltre che per trasmissione materno-fetale, avviene ad esempio per l’utilizzo della stessa siringa da parte di più persone o, più raramente, durante un rapporto sessuale.
I sintomi dell’epatite B acuta e cronica
L’epatite acuta B presenta un quadro simile alle altre epatiti acute:
- Malessere generale
- Febbre,
- Nausea
- Subittero e talora ittero franco con emissione di urine ipercromiche (color marsala) e feci ipocoliche (chiare).
Si guarisce? Il decorso dell’epatite B acuta
L’epatite acuta B guarisce nella grande maggioranza dei soggetti adulti immunocompetenti: infatti solo il 5-10% di essi va incontro ad una epatite cronica B (per epatite cronica si intende un’epatite che dura più 6 mesi). Tuttavia nei bambini le percentuali si invertono in quanto nei neonati la cronicizzazione si ha nel 90% dei casi e nei bambini da 1 a 5 anni nel 25-50% dei casi dopo la fase acuta.
In assenza di terapia, l’epatite cronica B guarisce raramente, mentre nella quasi totalità dei casi il virus rimane e si replica nelle cellule del fegato e può evolvere verso diversi scenari, da quello del portatore asintomatico (enzimi epatici nella norma) a quello della cirrosi epatica.
Inoltre il virus B è considerato un virus oncogeno poiché anche in assenza di cirrosi aumenta il rischio di carcinoma epatocellulare.
Come si fa la Diagnosi
Poiché l’epatite cronica B prima dell’evoluzione cirrotica o neoplastica è asintomatica o paucisintomatica, la sua diagnosi si basa sugli esami di laboratorio, in particolare i cosiddetti markers dell’epatite B, gli enzimi epatici e gli indici di riserva funzionale epatica. Infatti, in considerazione del notevole avanzamento delle tecniche di imaging, oggi la biopsia epatica è riservata solo a casi selezionati che necessitano un approfondimento diagnostico, ad esempio per mancata risposta alle terapie.


Inoltre per la stadiazione della fibrosi epatica la biopsia sta venendo progressivamente sostituita da procedure diagnostiche non invasive come l’elastografia con ultrasuoni ed i marcatori sierici di fibrosi.
L’Ecografia addominale non fornisce reperti significativi nelle epatiti croniche non complicate, ma è in ogni caso consigliabile poiché permette di identificare precocemente i segni di evoluzione cirrotica o la presenza di noduli sospetti per epatocarcinoma.
Il Vaccino per l’epatite B
Il vaccino contro l’epatite B è prodotto utilizzando la tecnologia del DNA ricombinante. Un plasmide contenente il gene per l’antigene di superficie del virus B (HBsAg) è inserito nel lievito di birra comune (saccaromyces cerevisiae), che quindi produce selettivamente l’antigene.
Questo vaccino non può causare l’infezione in quanto durante il processo di sintesi non vengono prodotti né virioni completi né DNA virale. È disponibile anche un vaccino combinato contro l’epatite A e B.
LE TERAPIE
Il trattamento dell’epatite cronica B oggi si basa su farmaci, detti analoghi nucleosidici e nucleotidici, che vengono assunti per via orale, hanno effetti collaterali scarsi o assenti e possono essere somministrati anche a pazienti con insufficienza epatica.
Questi farmaci raramente portano alla eliminazione del virus B, tuttavia ne bloccano la replicazione per cui normalizzano gli esami ematochimici ed evitano l’evoluzione verso la cirrosi epatica.
In casi selezionati viene ancora utilizzata la terapia con interferone, che può portare alla eradicazione dell’infezione in una limitata percentuale di casi a fronte di effetti collaterali non trascurabili.